Ottone Marabini

Trieste 1919 – Camposampiero (PD) 1992

 

Trasferitosi a Venezia con i genitori, e il fratello minore Mario, il giovane Ottone manifesta un’innata passione per il disegno e per l’arte in generale che decide di perseguire iscrivendosi all’Istituto Statale d’Arte. Conseguito il diploma, specializzandosi nella disciplina del mosaico, decide di continuare gli studi alla locale Accademia di Belle Arti, seguendo il corso di pittura tenuto da Guido Cadorin, con il quale condividerà la stessa passione per le antiche tecniche dell’affresco, del mosaico e della pittura. Conoscenze da lui ulteriormente sviluppate sugli esempi dei grandi protagonisti dell’arte veneta, dal Quattrocento al Settecento, intraprendendo anche il mestiere di restauratore, ambito in cui per le sue straordinarie competenze sarà alquanto ricercato da antiquari e da collezionisti. Già prima di concludere il suo percorso di studi lavora regolarmente come mosaicista. Durante gli anni trascorsi all’Accademia incontra Valeria Rambelli, sua futura moglie e pittrice ella stessa. Inizia l’attività espositiva nel 1945 con una mostra personale assieme al collega, Romualdo Scarpa, presentando una serie di mosaici di raffinato gusto per l’abilità esecutiva ed invenzione formale. Tiene in seguito numerose mostre personali di pittura ed è presente in molte collettive, tra cui le annuali rassegne dell’Opera Bevilacqua La Masa (1948, 1950). Si dedica a diversi generi artistici, sia pittorici che calcografici, riscuotendo lusinghieri successi ed ottenendo per riconosciuto merito l’utilizzo di un atelier a Palazzo Carminati (1947-1953) messo a disposizione per i giovani artisti dalla Fondazione Bevilacqua la Masa. Nel 1958, dopo il devastante incendio della sua casa-studio che condivideva con la moglie Valeria, lascia Venezia per andare a vivere e a lavorare in un piccolo ed isolato paese della campagna padovana, Torreselle di Piombino Dese. Qui con la moglie e l’amico Paolo Dal Fabbro,  dà vita ad un particolare studio-abitazione dove condivide con gli amici affini ideali esistenziali, antroposofici ed artistici. Sino alla tarda età esegue vari cicli di pittorici su temi paesaggistici e su motivi di complesse allegorie figurative con uno stile espressionista di inconfondibile impronta personale.

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